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Un rumore sordo e poi nulla più...


Che strana sensazione, un rumore sordo e poi nulla più!! Attimi interminabili di silenzio e quiete assoluta. Sono caduto nuovamente, ma come avrò mai fatto, ero tranquillo nel mio salotto a sorseggiare del buon brandy stravecchio, con la mia vestaglia da camera le pantofole di ermellino del Caucaso, accarezzando docilmente i 5 levrieri afghani, mia unica compagnia in queste lande desolate e brulle.

Ma ecco, sono steso a terra, incapace di attivare qualsiasi muscolo, in preda alla paura atavica di non poter più tornare a giocare a rubabandiera con gli amichetti, quando un lampo squarcia la mente e una immagine si fa via via sempre più nitida: pezzi di metallo, di strana forgia, che scorrono a velocità supersonica su un nastro d'asfalto. Non capisco bene di cosa si tratta quando ecco che la visione diventa più chiara, due gomme, un romboide di alluminio con forcelle in carbonio, un manubrio in lega leggera e due pedivelle dorate!! Sogno o son desto? (come dice sempre il mio caro amico Giovanni Desto, prima di addormentarsi alla sera) Sono ancora tra noi o per lo meno sono ancora gli eroi della mia fantasia, sono loro, i mitici, gli inossidabili (grazie all'antiossidante Screpolix magnum III), CHIAPS e il fido VAN BRONCO!!!! Eccoli che corrono felici e garruli tra i monti pirenaici smanettando sul cambio alla ricerca del miglior rapporto per scalare quelle vette impensabili. Ma cosa succede, incredibile, in poche pedalate hanno già raggiunto la sommità dell'arcigna asperità. E qui accade l'impensabile, i due esausti ma felici si guardano dritti negli occhi e lentamente, con movimenti ipnotici si tolgono i baschetti protettivi per potersi risistemare le fluenti chiome che tanto li hanno resi celebri presso le giovani donne! I due copricapi vengono lasciati cadere e... AHHHH!!! Terrore, disperazione, orrore allo stato puro!! Tolto il caschetto, 2 luccicanti pelate fanno capolino mentre un feticcio peloso cade mellifluo sul terreno! Un parrucchino?! Due parrucchini?! Ma no, a ben vedere sono 2 marmotte canadesi (siamo quasi al limite del maltrattamento degli animali). Ecco svelato l'arcano, i due giovani sansoni in realtà sono solo dei folli emuli del mitico Kojack!!! Nulla nulla, non c'è più nulla in cui credere!!!!!

Addio commozione mistica, benvenuta commozione cerebrale, è il momento di rialzarsi da questo freddo pavimento e tornare alla vita, orsù, è il momento di tornare a dedicarsi alla caccia alla volpe!!!! Meglio così, chissà quali altre fantasie morbose poteva regalarmi questa mia mente malata e percossa.



Sopravissuti ai sopravissuti

(I fatti raccontati per quanto possano sembrare assurdi sono una fedele seppure arzigogolata ricostruzione della realtà)

Poteva andare molto peggio. Questa è la prima considerazione da farsi promuovendo il bilancio di una rocambolesca esperienza ciclistica del grande Chiaps e del fido Van Bronco. Poteva andare decisamente peggio. Un braccio rotto, trantacinque papille gustative interrotte, un ginocchio ormai ridotto ad un ammasso di cartilagine, muscoli, tendini e ricotta, trecento punti di sutura sulla zona frontale del lobo occipitale. Ma poteva andare drasticamente peggio. Perdita di sensibilità ai polpastrelli di entrambe le mani, visioni mistiche ricorrenti con senso di vuoto improvviso, denti ballerini (salsa e merenghe, ma anche rock&roll acrobatico), scapola da scapoli, anche anchilosate, mani manierose, orecchie orecchiabili. Poteva andare tragicamente peggio.

Ma raccontiamo i fatti che hanno comportato queste impreviste ed imprevedibili conseguenze. I due giovani ciclisti, arzilli come due anziani ad un torneo di bocce, stavano percorrendo a velocità folle (ma folle folle), circa 15 km/h, una discesa impervia caratterizzata da una pendenza media del 25%. All'improvviso uno scoiattolo ubriaco d'amore attraversò loro la strada e i due simpatici compagnoni, non sentendosela di causare una strage nel mondo animale cercarono di evitare con un colpo di coda lo sfortunato e oltremodo svalvolato animaletto. Il Chiaps, agile come un materasso ortopedico si butta repentinamente sull'asfalto rallentando immediatamente la sua corsa. Al contrario lo sfortunato Van Bronco, furbo come una cassetta della posta e reattivo come un capitello di cemento armato, prosegue per la sua strada incurante della curva a gomito di fronte a lui e del piccolo animaletto. Un volo di tre metri giù per un dirupo consente al Bronco affetto da bronchite di sfoderare il suo tuffo carpiato migliorato nei lunghi anni di nuoto trascorsi nel mar morto. Un urlo, un secondo urlo. Ma sono grida di gioia. Non è successo nulla ai due folli pedalatori che si rialzano repentinamente e gridano al miracolo ringraziando Santa Pedivella, la protettrice di tutti i pedalatori pedalanti! Per festeggiare il lieto evento i due decidono di aprire una bottiglia di champagne e brindare alla felicità di essere rimasti illesi. Ma dietro ogni momento lieto può nascondersi il dramma. E questo accadde puntualmente! Infatti il Chiaps euforico agitando furiosamente la bottiglia del prezioso liquido, perse il controllo della situazione. Il tappo schizzò in modo imprevisto andando a colpire lo sfortunato Van Bronco che, come colpito da fatale fucilata si accasciò sgomento e intontito. Il rinculo del colpo nel frattempo aveva scaraventato il Chiaps contro un albero secolare (probabilmente una betulla petulante). L'arbusto dopo aver vacillato su se stesso cadde in avanti troncato di netto, andando a colpire sullo sterno il povero Van Bronco ancora scosso dal colpo appena incassato. Nel colpire il petto dell'eroico ciclista la pianta si spezzò e i due tronconi, oramai fuori di ogni controllo e totalmente ebbri d'adrenalina cominciarono a rotolare giù per l'impervio declivio, finendo sui baracconi della sagra del castagnaccio. Oramai l'atmosfera era completamente irreale, ovattata, e solo le bestemmie degli avventori della storica sagra riportarono di botto i due grandi sportivi alla realtà. Un attimo dopo gli sguardi dei due giovani compagni si incontrarono e sorridendo con i pochi denti a loro rimasti dopo la sventurata esperienza affermarono allegramente: "POTEVA ANDARE PEGGIO!.......... MA VERAMENTE POTEVA ANDARE PEGGIO????"



Un dolce sorpasso

All'orizzonte una strana figura solcava la strada. Il sole in faccia non consentiva ai giovani Chiaps e Van Bronco di scorgerne con sicurezza i contorni. Questo però non poteva farli desistere dalla loro volontà di essere i signori e unici padroni di quella striscia d'asfalto che ribolliva sotto le loro ruote. Quando vuoi essere il numero uno non importa chi è il tuo avversario, tanto prima o poi devi batterli tutti. E infatti per loro non aveva alcun senso essere dei semplici cicloamatori, volevano essere i migliori e per arrivare al loro scopo nulla e nessuno doveva precederli nel lungo percorso verso la gloria eterna che attentamente avevano visionato, studiato, fin nei minimi particolari. E con semplici e convenzionali parole i due divini del pedale cercarono la massima concetrazione psicofisica e si apprestarono al massimo sforzo per dimostrare a chi li precedeva chi era degno di sfoggiare il titolo di "Granduca delle pedivelle". Ma solo chi conosce il proprio corpo e lo venera come un tempio sa quali sono i suoi limiti, quali sono i confini tra lo sforzo fisico e il dolore fine a se stesso. Solo uno sportivo, e soprattutto un ciclista, sa fin dove può osare nella sua performance senza dover necessariamente mettere a rischio la sua incolumità fisica. E questo è proprio il caso dei nostri due pedalatori d'alta classifica. 100 metri, 50 metri, il respiro si fa più affannoso, 10 metri. Pedalate potenti e sincronizzate, una strategia di cambi degna della migliore formazione ciclistica al mondo permettono ai 2 eroi di raggiungere e superare il loro obiettivo ed avversario. Ma come chiunque compia una grandissima impresa anche il Chiaps e il fido Van Bronco, ebbri d'adrenalina, decisero di bullarsi e di rendere merito alle loro gesta facendosi beffe dello sconfitto. Girandosi all'unisono, con un sorriso beffardo, rivolsero al loro avversario leggermente distratto una frase che resterà nelle cronache dello sport: "Bambino, la prossima volta che deciderai di scendere in strada con il tuo triciclo, ricordati che siamo sempre noi i campioni da battere!!!!"



Le avventure di "Chiaps" e il fido "Van Bronco"

(Le narrazioni delle epiche imprese di due grandi ciclisti ormai passati alla storia)

Gli sguardi si incrociarono, ciascuno dei due poteva leggere chiaramente nel volto dell'altro la passione e l'abnegazione per questo sport fantastico che solo può regalare sensazioni magnifiche. Un cenno del capo a significare che il corpo era pronto ad affrontare l'immane sforzo di una salita. La salita, l'apoteosi del ciclismo, la sublimazione della fatica. Rapida la mano si sposta sul manubrio alla ricerca della cambiata migliore; il fiato si fa più spesso, le gambe si irrigidiscono, i muscoli si tendono in attesa di una performance atletica destinata a restare negli annali dello sport semiprofessionistico. Il battito cardiaco subisce una grandiosa impennata, il cardiofrequenzimetro segna ormai le 160 pulsazioni per minuto. L'acido lattico sta diventando il padrone incontrastato del corpo dei giovani atleti. Gli occhi si chiudono a fessura alla ricerca di un parsimonioso risparmio di energie, tutto può servire per raggiungere l'agognata meta. Mancano solo pochi metri alla vetta, uno scatto sui pedali un ultimo sforzo e la salita si fa più dolce. Comincia un corto falsopiano nel quale i due possono rifiatare in attesa di ributtarsi a tutta velocità lunga la discesa. La strada è dissestata ma non conta, quando l'obiettivo da raggiungere è così vicino nulla può fermare un ciclista, nulla può sfiancare l'animo indomito di un uomo pronto a sacrificare il proprio corpo sull'altare dell'impresa sportiva. Come era cominciato così tutto finisce, la strada, amica che accompagna il ciclista nelle lunghe, interminabili ore solitarie, si fa piana e finalmente i due eroi si possono conceder un attimo di relax, stravolti dalla fatica ma felici. Accostano sul bordo sinistro della carreggiata e fieri rivolgono lo sguardo a quello che è appena stato il loro passato, al ricordo di quella che è già una grande azione. Fieri del loro essere il Chiaps e il fido Van Bronco ammirano il cartello stradale che ricorda loro l'impresa appena compiuta. Poche parole a testimonianza di uno sforzo sportivo immane si imprimono a fuoco nella mente dei due ciclisti: "CAVALCAVIA STATALE 14 (25 m. sul livello del mare)".



La fine di un mito?


Fa caldo. Fa molto caldo. La situazione è diventata insopportabile. Sto sudando, ma non ne comprendo il motivo. La temperatura esterna si aggira attorno ai –5° C, il riscaldamento è inutilizzabile da quando una marmotta ha scambiato le tubature in ghisa per il suo compagno abituale di giochi erotici. Non esiste dunque nessuna spiegazione razionale alla mia condizione fisica. Forse ho la febbre? Ma si, sicuramente sono malato; che sciocco, non dovevo giocare a parodiare le vecchie serie televisive nudo tra i cespugli di rovo con i miei amiconi (come avrete tutti capito stavamo cercando di riproporre in chiave classica "Uccelli di rovo"). Eh no, no ho nemmeno la febbre, ma allora cosa sarà mai questa strana sensazione che mi attanaglia le tempie e non mi lascia pensare liberamente?. Accendo la tv ed ecco che il tutto si spiega. Notizia a reti unificate: "E' morto il detective Percimbelli, ucciso dal fedele compagno Gianfilippo Gartastolfi. La tragedia è avvenuta verso sera quando il grande detective si trovava alle spalle del fedele amico che chinandosi ha lasciato fuoriuscire dal proprio corpo un peto di dimensioni straordinarie, che purtroppo conteneva gas tossici sconosciuti alla scienza moderna. Per il grande investigatore i soccorsi immediati sono risultati inutili. La comunità internazionale piange un grande eroe, ma soprattutto un esempio per migliaia di giovani". Sono sconvolto, non so più cosa fare , cosa dire. È morta la mia ragione di vita, senza di lui io chi sono?; chi sono io se non posso più confrontarmi con una così grande mente? , chi è dunque il malefico Torrezzio Torressi in arte "TT la volpe delle sabbie mobili" senza il suo grande rivale, il Perci? Perché è successo tutto ciò, perché proprio a me?. Non può finire così, quel maledetto Gartastolfi la deve pagare, e sarò io a ricordagli il suo crimine! Esco di casa, vestito di tutto punto, con la mia classica palandrana di rinoceronte dal corno bianco, e corro a perdifiato per riportare la giustizia in questo mondo così sbagliato da distruggere anche i sogni di gloria del più grande ladro di saponette della storia dell'umanità. Entro di soppiatto nella casa del defunto e mi appropinquo senza far rumore alla camera del mefistofelico Gartastolfi. C'è però qualcosa che non mi torna. Non c'è nessuno, nessun telegramma di condoglianze sulla scrivania, nessun fiore a omaggiare il Grande Perci. Si può scorgere solo un grande albero natalizio tutto ricoperto di saponette luminescenti... però , niente male... no no, sono qui per compiere una missione e cascasse il mondo se... no, non ce la faccio! Non resisto alla tentazione, ci sarà tempo per vendicare la mia gloria ormai appassita. Mi avvicino e colgo la prima, meravigliosa saponetta, ma ecco l'inganno. Si accende la luce, i miei polsi vengono immediatamente bloccati. Lì proprio di fronte a me, statuario ed imponente in cima al grande abete, abilmente truccato da stella cometa, il grande Perci che se la ride sotto i suoi baffoni finti di cinghiale nano. Sono stato ingannato, la morte era solo una pantomima per attirami nella sua trappola. Ma tutto sommato va bene così, posso sempre raccontare ai miei nipotini di essere stato fregato dal più grande detective di tutti i tempi... già, i nipotini, quali nipotini?. Forse dovrei decidermi a fare qualche figliolo assieme alla mia non più giovane, grassoccia e un poco baffuta mogliettina, prima che ci pensi il postino... ripensandoci forse è meglio che ci pensi il postino!



Apparente normalità


Un'altra maledetta notte di luna piena. Una di quelle sere in cui addormentarsi e lasciarsi cullare da nefasti incubi risulta un sollievo nei confronti di una realtà sempre più opprimenti. Il buio, squarciato da una flebile luce azzurrognola, faceva presagire imminenti novità. Nonostante tutto e nonostante tutti, lui era li, seduto comodamente sulla sua poltrona, occhi socchiusi, bocca leggermente piegata in una smorfia di apparente sofferenza. I pensieri scorrevano veloci, spesso accompagnati da immagini sfuocate e da suoni indistinti. Eppure doveva esserci una soluzione, e se esisteva, era suo preciso compito trovarla. Era però ben cosciente del fatto che molto spesso la verità si nasconde dietro semplici ramoscelli d'oblio. L'unico modo allora non è quello di cercare freneticamente, ma di restare immobili nell'attesa di farsi trovare.
La domanda era semplice, ma al contempo tremendamente intricata : "Chi aveva assassinato il generoso costruttore di orologi a cucù, il prof Guastarignoni Giangiacomazzo degli Esterofili, granduca della Cippa??"
Nessun testimone, nessuna traccia, nessun indizio, una stanza chiusa dall'interno, priva di finestre ed aperture verso l'esterno, un corpo rivolto verso il tappeto in pelle di scoiattolo dello Sri-lanka. Chiunque avrebbe dichiarato il decesso come morte avvenuta per cause naturali (infarto per la precisione), tutti tranne che lui, l'indissolubile, l'indefesso (secondo alcuni maligni solo fesso), l'indecifrabile, l'indelebile, l'indiano, l'incontinente e l'insaziabile, insomma lui, il grande Percimbelli!!. Tutto tornava alla perfezione sembrava proprio non esserci nulla di sospetto, ma il Perci sapeva bene che proprio quando non c'è nulla da sospettare il grande detective deve entrare in azione e ricercare il mistero sotto la fitta coltre della normalità. Da ben 15 notti non riusciva a dormire, ossessionato da quello che solo lui continuava a credere un omicidio. Il suo corpo iniziava evidentemente a risentirne, la sua mente però sembrava acuire le proprie potenzialità, man mano che le doti fisiche si affievolivano. Cominciavano a cadergli i peli ascellari, le unghie avevano oramai assunto un colorito bronzeo, gli occhi sembravano quelli di un coniglio in calore, la pelle rinsecchita veniva di continuo utilizzata dai colleghi come temperino per le matite, si riusciva ormai chiaramente a scorgere un inizio di gobba,e purtroppo le gambe avevano cominciato a trasformarsi in salamini piccanti (tanto che era ormai il bersaglio preferito dai cani, che lo rincorrevano lungo la strada). Oramai era costretto all'immobilità, perennemente seduto nella sua poltrona , sua unica compagna in questa assurda avventura e suo unico rifugio per gli sfoghi sessuali che lo coglievano sempre più spesso sopratutto dopo la lettura mattutina dei rotocalchi sulle manguste vip di scroppottelli (sua vera passione, che spesso in ufficio rinnegava coprendo il giornale con il ben noto settimanale "Poliziotto, quanto fa 4x8??". Giunto a questo punto aveva vagliato ogni possibilità, logica o meno, e si era quasi arreso all'idea che si trattasse di semplice morte naturale, quando all'improvviso uno strano animale (che successivamente si scoprì essere un incrocio tra una civetta, un riccio di mare e un antilope tedesca, nutrito per intere settimane con latte di cocco, canabis e lsd) penetrò nella sua stanza e senza tanti complimenti lo punse poco distante dalla spalla sinistra. In quel momento la verità apparve cristallina agli occhi del grande detective. Si trattava di omicidio e poteva spiegarlo razionalmente. Mancandogli la possibilità di alzarsi dalla sedia (le gambe erano ormai diventate due enormi cotiche), prese il suo piccolo registratore tascabile e cominciò a raccontare la verità : "Il professore è stato ucciso! Il colpevole è il suo inseparabile compagno nella vita, l'allegro impiegato delle pompe funebri Franco Bugiardoni, che per primo aveva negato un suo possibile coinvolgimento nella morte dell'amico/amante. Il modus operandi è stato tanto geniale quanto semplice. Il Bugiardoni, sfruttando la sua capacità di ammaestrare gli uccelli di piccola taglia, aveva addestrato un piccolo colibrì a restarsene chiuso in un orologio a cucù per delle ore, uscire verso la mezzanotte, pungere delicatamente il professore con il suo becco precedentemente cosparso di viagra,al quale il prof. era allergico, per poi fare ritorno nel suo nascondiglio nell'orologio. Ecco è tutto spiegato!. Nell'orologio a cucù appeso al muro era stato ritrovato il corpo esanime del piccolo colibrì, il povero professore giaceva riverso al suolo con una vistosa erezione (la cosa era molto strana datosi che il prof. era impotente dal lontano dopoguerra a causa di un pacchetto di popcorn scoppiatogli nella zona inguinale) trattenendo nella mano sinistra un foglio nel quale dichiarava finita la sua relazione amorosa con Bugiardoni e che qualsiasi cosa gli fosse accaduta egli era da considerarsi come l'unico colpevole".Dopo una breve pausa detta dallo stress emotivo così continuava il grande Perci:"Ebbene io ho solo cercato e trovato il filo logico che univa tutti questi eventi apparentemente tra loro sconnessi. Ora ringrazio tutti e torno alla mia vita normale! Finalmente da domani potrò dedicarmi alla mia pianta carnivora, la pur sempre amata Flora Batterica Spaccamenti!.
Ecco così si conclude un'altra grande inchiesta portata avanti da un grande uomo che gode di grande considerazione presso grandi e piccini, ma soprattutto presso i grandi fans che ne aspettano con impazienza nuove avventure.




Gli eroi non vanno in vacanza


Il sole era alto nel cielo, il mare era limpido e fresco, una leggera brezza scompigliava i capelli e i folti petti pelosi dei bagnanti. Tutto il globo terracqueo era pervaso da un forte sentimento d'allegria misto a gioia immotivata. Tutti erano allegri e ridanciani tranne uno. Il Nostro eroe non riusciva a darsi pace, non capiva come il suo capo avesse potuto imporgli di andarsene in ferie. Ma come, il grande Percimbelli in vacanza?? Non risultava in nessun riferimento bibliografico che un supereroe potesse godere di ferie retribuite, era forse mai possibile che l'uomo ragno (con il suo infallibile istinto) o superman (con la sua incredibile forza) o l'uomo salsiccia (con il suo incredibile grasso d'origine animale) andassero in ferie lasciando pista libera e campo sgombro a tutti i criminali in circolazione.
Lui, il più grande detective di tutti i tempi doveva starsene ad arrostire al sole mentre sicuramente in un luogo imprecisato un efferato assassino stava compiendo il suo crimine a colpi di sopressa (pare sia una delle prime cause di morte nel centro Europa) o mentre una qualsiasi insignificante vecchietta ninfomane scarnificata dagli anni e dagli abusi d'alcool e sesso ne approfittava per sodomizzare con barattoli d'olio d'oliva (di agricoltura biologica) il povero obiettore di coscienza impiegato dal comune nell'assistenza agli anziani??.
Tutti questi elucubranti pensieri si accavallavano nella mente matematica del Perci quando i suoi baffoni da sceriffo texano si rizzarono, consueto preludio ad un crescendo rossiniano di misfatti e malfatte planetarie. Codesta grande capacità sensitiva si era sviluppata e poi affinata negli anni in cui aveva lavorato con solenne umiltà come donna cannone (citazione da una storia precedente) in un non ben identificato circo specializzato in acrobazie di scimmie (guidando piccoli tricicli raggiungevano velocità talmente elevate da poter praticare un lifting agli ippopotami loro colleghi).
All'epoca infatti il gorilla Frescone, appassionato di caccia, pesca e banana ne inventava una più del diavolo al fine di poter giacere in modo biblico assieme al povero Percimbelli, costretto dalla scarsa paga e da un profumo ascellare scaduto da 15 anni a dividere il giaciglio con l'enorme scimmione.
Perciò non appena i suoi baffoni cominciarono a vibrare si alzò con il balzo tipico del bradipo zoppo delle isole Frospoline, e nel tempo record di sette secondi netti allacciò il cinturone con la sua 44 magnum a proiettili di marzapane imbevuti nel rum e cola (l'idea del pur sempre non violento Perci era di far ubriacare il nemico), calzò i sandali d'amianto fuxia, molto di moda tra gli abitanti di scroppottelli city, e si avviò verso il punto della spiaggia dove sentiva che qualcosa di tragico stava per accadere.
Non era nemmeno a metà strada quando una donna cominciò a strillare indicando un enorme duna di sabbia.
I villeggianti si stavano radunando per vedere il motivo di tanto baccano e aggirato l'ostacolo si resero conto dell'irreparabile accaduto.La duna era in realtà un mucchio di sabbia che ricopriva un uomo che evidentemente era impegnato in una faticosa seduta di sabbiature. Il sombrero dell'uomo era volato via con il vento, scoprendo la faccia di un colorito misto tra il viola e il verde pisello, con leggere sfumature di color caki.Le persone radunate tutt'intorno cominciavano a domandarsi cosa poteva essere successo a quel povero grassone, quando la voce imperiosa e bislacca da mangusta del Perci ordinò perentoria a tutti di allontanarsi da quella che sembrava la scena di un delitto.
Si tolse gli occhiali da sole con la tipica montatura in corno di muflone nano cominciando attentamente ad ispezionare il cadavere con la minuzia e la meticolosità che ne avevano fatto una leggenda in tutte le sale da biliardo, barbieri,panifici e bordelli del circondario.
Dopo aver controllato pupille, polso condizioni dell'apparato gastrointestinale (basta mettere un dito proprio lì), stato della manicure e le previsioni del tempo si alzò in piedi e dal suo imponente metro e cinquanta squadrò i presenti a tre a tre per fare prima, fermando infine il suo terribile ed indagatore sguardo strabico sul bagnino. L'infallibile occhio del nostro eroe infatti aveva notato che l'orologio al polso del bagnino era sporco di una strana sostanza violacea, la stessa di cui era ricoperto il cadavere. Il grande detective aveva immediatamente riconosciuto la substantia come un unguento solare a base di muschio, tabacco, succo di cipolla bollito e mirtilli usato da molti bagnanti dediti al bondage da spiaggia datosi che garantiva un alto fattore di protezione dalle scottature e dai coccodrilli.
Il bagnino,preso alla sprovvista cercò rifugio in scuse improbabili del tipo: passavo di qua per caso, l'ho trovato per terra, me l'ha regalato lui, sono un convinto assertore dell'amore libero, non ho mai conosciuto un muflone innamorato di una zebra etc. La mente Perci era tuttavia inespugnabile ed inattaccabile, era riuscito al primo sguardo a risolvere l'intera infausta vicenda. Richiamò a sé tutti i bagnanti e cominciò la sua arringa accusatoria nei confronti del malefico e mellifluo bagnino: " Ora signori, voi ve ne stavate qui tranquilli non considerando che questo presunto bagnino in realtà è il pericoloso assassino di Sporatichella, sì avete capito bene, il maniaco dell'unguento, sì signora proprio quello che se ne va allegro ad uccidere le persone a colpi di salsa rosa e tabasco (speriamo che qualche assiduo consumatore di tabasco di nostra conoscenza cambi idea e si orienti verso un più sano olio di fegato di cormorano...) senza alcuna remora, sì signora un panino al crudo e un the al tamarindo, sì signora ora se la smette di rompere i coglioni posso finalmente arrestare codesto birbante, e basta signora, che qualcuno la faccia star zitta per dio anche ricorrendo a pesanti colpi di remo sul tendine d'Achille!!".
La folla sconvolta emise un sospiro di sollievo ma anche uno strano rumore si levò nello sfondo, un chiaro ed inequivocabile "PRRRRRRRRR" . dopo un attimo di tensione si riconobbe che era stato Bignazio Ascrafugliato, il petomane del paese che manifestava il suo consenso nei confronti del grande Percimbelli. Ebbene, il furfante era stato prontamente arrestato mentre tentava di fuggire in monociclo, il Perci aveva riportato la calma in spiaggia, era riuscito a bersi in tranquillità il suo the ed ora se ne stava sdraiato sulla spiaggia dedito all'onanismo ( magari anche alla masturbazione) mentre la signora rompipalle e il caro Bignazio trombavano come degli assatanati. Ragazzi è proprio vero, questi supereroi non se ne stanno mai con le mani in mano!!!!!!


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